Ivano racconta

Ivano, una presenza storica all’interno di Osho Miasto ha trascorso un lungo periodo nella comune contribuendo allo sviluppo e alla crescita del posto.

Passa le sue giornate nell’orto, dove con cura e amore si occupa della terra. La sua dedizione è ammirabile e nonostante i suoi 79 anni, ogni zucca, ogni pomodoro, ogni piccola carota, passa dalle sue mani. È sempre disposto a dare qualche consiglio: si potrebbe definire un uomo dalle mille risorse e conoscenze, che fa della semplicità lo stile della sua vita. Con la stessa semplicità ha scelto di raccontarci la storia di Osho Miasto attraverso i suoi occhi, che hanno potuto godere di questa immensa storia e trasformazione lunga quarant’anni…

“Verso la fine degli anni ’70, un gruppo di circa una decina di amici si raccolsero intorno a Pratiti, una presenza fondamentale nella storia di questo luogo, la fondatrice e la leader dei primi importanti anni di Miasto, che all’epoca si chiamava Sagar.

Arrivai a Miasto per la prima volta nel 1980, la mia presenza inizialmente fu dovuta ad alcuni lavori che svolsi per la comune, conoscevo da un po’ di anni coloro che la abitavano e allo stesso tempo mi stavo cominciando a interessare attivamente alla meditazione.

All’epoca io, come molti altri, approdai alla ricerca interiore dopo un passato fatto di impegno religioso prima e politico poi. Erano davvero in tanti quelli che delusi dalla lotta politica si avvicinavano alla meditazione e nello specifico a Osho, portando la rivoluzione dal mondo esteriore a quello interiore.

Prima di Miasto, questo luogo era un podere abbandonato con solo un paio di spazi ristrutturati e adibiti a casa vacanze per alcune famiglie di americani, mentre la rimanente parte era inutilizzabile.

Pratiti acquistò il posto con l’idea iniziale di fondare una comune agricola autosufficiente che fosse in grado di sostenersi con quello che veniva prodotto al suo interno.

Questa idea ben presto si scontrò con la scarsa produttività del terreno, ma per molto tempo si lavorò ugualmente secondo un determinato piano di sviluppo che contribuì alla costruzione di alcune strutture funzionali all’attività come la stalla e la serra dove allevavamo lombrichi prima e costruivamo scope di erica poi. Ci lanciammo in diverse occupazioni, quella dei lombrichi fu forse la più curiosa, ma risultò essere parecchio redditizia e ci permise di sostentarci per lungo tempo, oltre a finanziare i viaggi in Oregon in occasione dei Festival.

Gli spazi erano spartani e il lavoro molto duro, nel 1981 mi trasferii definitivamente qui e nel periodo immediatamente precedente si unirono alla comune un gruppo di tedeschi che portarono il numero dei residenti a circa una trentina.

Si iniziarono a ripulire i campi, a costruire il laghetto e a strutturare un piccolo orto. Avevamo le api che servivano per la produzione di miele e anche una piccola falegnameria che lavorava sia per la comune, sia per l’esterno.

Intorno alla metà degli anni ’80, con la fine di Rajneeshpuram, si chiusero di conseguenza moltissime comuni europee e decine di persone arrivarono a Miasto portando il numero dei residenti ad una sessantina circa. Si acquistarono e affittarono degli alloggi supplementari per riuscire a ospitare i nuovi residenti e in seguito si cercarono dei nuovi lavori da svolgere per poterci sostenere. Molti di noi lavoravano nei ristoranti del circondario come camerieri, altri invece si dedicavano alla raccolta di erica per la produzione e la commercializzazione di scope. Con l’esterno c’era un importante scambio reciproco, che ci permise di venire accolti facilmente nel territorio: diventammo inizialmente molto amici dei contadini che vivevano vicino alla comune, questa amicizia fece da filtro, permettendo di fonderci con ciò che ci circondava e insegnandoci allo stesso tempo la lavorazione della terra.

Nacque una bellissima collaborazione e questo ci permise di venire accettati molto facilmente, complice anche la proverbiale accoglienza toscana.

Oltre a ciò eravamo degli ottimi clienti poiché acquistavamo materie prime e cibo per oltre una sessantina di persone e questo ebbe sicuramente una rilevanza. Le giornate si svolgevano in maniera molto precisa e strutturata. La meditazione dinamica veniva tenuta alle prime luci dell’alba, seguita da una piccola assemblea in cui venivano divisi i lavori in base sia alle necessità della comune, sia a quelle di crescita personale. Pratiti in questo era molto brava, era prima di tutto una ricercatrice e nella sua esperienza aveva imparato a orientare, sostenere e sviluppare le nostre potenzialità, oltre a questo coordinava egregiamente le attività e gestiva la comune.

La cosa più difficile dei primi anni probabilmente è stata inerente ai diversi modi di essere di ognuno di noi. Vivere insieme non è sempre facile e piacevole, alcuni momenti erano così intensi proprio perché amplificati dalla condivisione, altri momenti difficili invece venivano stemperati sempre dalla stessa presenza.

Allo stesso modo la cosa più semplice dei primi anni riguardava il vissuto e il mondo di ognuno, per me personalmente è stato semplice e naturale affidarmi completamente.

C’è anche da aggiungere che lo stile di vita dei primi anni era, oltre che intenso, anche molto duro e faticoso: non faceva sicuramente per tutti poiché all’epoca lavoravamo moltissimo, “da buio a buio” ed era una vita che a me piaceva molto ma che allo stesso tempo selezionava precisamente le persone che passavano da Miasto.

L’unica cosa che è rimasta uguale in questi quarant’anni è stato il cambiamento.

Se ci penso non c’è davvero nulla che sia rimasto tale: tutto è mutato costantemente e inesorabilmente, a partire dagli spazi per arrivare alle persone che giungevano qui.

Nonostante questo, Miasto oggi è molto simile a ciò che Pratiti immaginava molti anni fa, la sua visione era una piccola città in divenire e se oggi la osservo posso dire che è proprio questa la direzione che questo luogo ha preso. Vivere così tanto tempo al suo interno mi ha permesso di crescere moltissimo, le mie responsabilità sono state tante e diverse, oggi il mio compito è occuparmi della terra e dell’orto, è un lavoro che mi piace e che mi dà gioia e penso che continuerò a farlo. Se penso a tutto ciò che è successo mi risulta difficilissimo scegliere dei momenti particolari, ogni giorno qui contiene moltissime cose, volti e attimi. Per me ogni giorno è una piccola storia e sono lieto di farne parte.

Dal primo momento che si entra in questo luogo è importante rendersi conto che si entra in un centro di Osho. Tutto quello che qui avviene è il gioco della vita, che i sannyasin cercano di imparare dagli insegnamenti e dal rapporto con il maestro. Ogni situazione umana determina giochi formalmente diversi. Invito gli ospiti a partecipare a questa particolare danza, senza opporsi e con la gioia del tuffarsi totalmente in una esperienza sconosciuta.

Ma Prem Pratiti
Fondatrice di Osho Miasto